Benvenuto

Benvenuto su questo blog!

lunedì 9 novembre 2015

Autorità contro Tradizione



Non entrerò nella diatriba pro o contro Bergoglio, per quanto riporti una vignetta tratta da The Spectator che illustra il papa su una palla di demolitore, mentre sta distruggendo il poco che rimane. 

Non è che non abbia una precisa idea su di lui, ma voglio semplicemente cogliere quest'occasione per mostrare che l'impressione del papa distruttore (secondo me non priva di fondamenti) è possibile semplicemente perché l'autorità ecclesiastica è oramai concepita ben al di sopra della tradizione nell'indifferenza dei più, con l'opposizione di una minoranza e il favore di un certo numero di persone. 

Il fenomeno è avvenuto grazie ad un percorso plurisecolare, ad un'eterogenesi dei fini, si potrebbe dire, finendo per giungere a piena maturazione in questi ultimi tempi. 

Come gli epigoni della Scolastica facevano sorridere Erasmo da Rotterdam attirando le sue pungenti ironie, poiché l'ultimo piano dell'edificio teologico era oramai giunto a contraddire la base della rivelazione evangelica, così oggi la gerarchia ecclesiastica giunge a stravolgere la tradizione stessa con pindarici voli retorici. Epoca di decadenza allora, epoca di decadenza l'attuale. 

In un contesto ecclesiale in cui la tradizione non è servita ma relativizzata, conformata e riplasmata ogni volta dall'autorità di turno, è possibile ogni destabilizzazione e, personalmente, non mi ha fatto alcuno stupore che ciò potesse realizzarsi con Bergoglio, poiché ne avevo visto i segni già dopo due mesi del suo pontificato. 

Il fatto che dei cardinali non abbiano avuto alcun problema ad eleggere una persona che mettesse tra parentesi quanto rimane dei concetti tradizionali del Cattolicesimo (non a riformularli come avrebbero pensato i papi precedenti, ma a metterli proprio tra parentesi!) fa pensare che tutto ciò non è un incidente di percorso: oramai temo che quanto sta a cuore a molti gerarchi ecclesiastici cattolici non è la spiritualità, la teologia o la liturgia (neppure quelle cattoliche di un tempo) ma una politica di pura apparenza che attiri il plauso delle masse (il che suggerisce un possibile agnosticismo pratico). 

Che lo si ami o lo si avversi, Bergoglio è veramente il logico frutto del mondo cattolico contemporaneo con il suo bisogno vitale (od ossessivo?) di contemplare il papa nell'eventuale male o bene da esso fatto! È un mondo in cui il fenomeno apparente sostituisce l'essere inteso in senso profondo, il frastuono e la notizia sostituisce il silenzio e la discrezione, un mondo che riflette fedelmente la postmodernità e non potrà mai esserne alternativo, un mondo che ama mirarsi e rimirasi allo specchio ... 

Viceversa, la Chiesa, intesa seriamente, non dovrebbe essere una questione di papa, perché il papa dovrebbe essere solo un umile servitore della tradizione, non un capovolgitore di tutto, dando così effettivamente l'idea e la prova che la sua autorità è al di sopra di ogni cosa e che dovrà essere necessariamente ricordato per una decisione "rivoluzionaria" (= personalismo ecclesiastico!) in modo da superare il predecessore almeno in qualcosa (= orgoglio ecclesiastico?) ... Che contrasto, poi, quando davanti a tali evidenze si sentono discorsi nei quali il papa confessa di non essere un'autorità assoluta nella Chiesa poiché ascolta tutti, in primis le "periferie"! Le parole non possono smentire i fatti: le "periferie" se la pensano contrariamente al papa non avranno alcuna udienza! 

Una Chiesa nella quale si parla più di Cristo e meno di papa (o di un qualsiasi altro chierico responsabile, penso al patriarca nel contesto orientale) è una Chiesa sana, non divisa tra la Chiesa di Apollo, di Cefa e di Paolo (per ricordare l'esempio dell'Apostolo delle genti). 

Il riferimento corale alla tradizione dovrebbe bastare per rimanere attorno a Cristo e portargli la luce che gli si deve, una tradizione intesa come gli strumenti dell'artigiano per costruire un'opera d'arte. Ma, oramai, il termine "tradizione" è una scatola vuota per i più in Occidente o un baule nel quale alcuni vedono ogni sorta di ciarpame. Per giunta, chi fa riferimento ad essa è per Bergoglio un "fariseo" senza alcuna distinzione di sorta! 

E allora non rimane che il papa e questo è sufficiente a riempire il vuoto, mentre sempre più proiettori si accumulano su di lui come su un atteso redentore! Il silenzio contemplativo non può che essere sommerso da un impossibile stridulo ciarlìo. 

Oggi, in qualsiasi modo se ne parli, si parla veramente sempre e troppo di papa, contraddicendo lo stile parco tradizionale antico nel quale le gerarchie ecclesiastiche erano secondarie e in ombra di fronte a Cristo per i semplici fedeli! 

A parole questo papa vorrebbe "declericalizzare" la Chiesa, ma come può farlo se, a fatti, cade in uno dei più smaccati clericalismi al punto che il centro sempre più celebrato è ancora lui? 

Oggi chiedere un po' di silenzio è ormai impossibile. È come chiedere ad un drogato di smettere: tutto il contesto punta ad un accumulo e a un'insopportabile saturazione nella quale, bisogna dire, c'è ben poco di cristiano ...

mercoledì 4 novembre 2015

La contraffazione della Chiesa

La cronaca ci interpella sempre più. 

Non ha fatto a tempo a passare l'eco di mons. Charamsa, con le sue esplosive dichiarazioni su se stesso e sui gay in Vaticano, che scoppia un altro scandalo in cui si fanno rivelazioni a dir poco inquietanti (vedi qui e qui) (1).
Che sta succedendo? Ai più ingenui dico di non meravigliarsi: oramai il "sommergibile" ha oltrepassato la soglia di massima resistenza e sta sprofondando negli abissi. È normale che i punti più deboli inizino a saltare per l'insostenibile pressione a cui il tutto è sottoposto. Se la cosa continua così si può umanamente prevedere un'implosione dell'intero sistema. Infatti la caduta più prosegue più si accellera finendo per divenire evidente pure ai più distratti.

Sono passati oramai vent'anni quando, invitato gentilmente, fui ospitato nella casa di un giovane monsignore romano, ufficiale vaticano. Già allora, guardandomi attorno, mi chiedevo: "Questa è la casa di un sacerdote? Casa mia, in confronto, lo è mille volte di più!". E, noto, casa mia non è certo una chiesa! Non discuto sull'amabilità e la correttezza della persona ma già allora notai che il suo ambiente non aveva nulla di devoto, di religiosamente pregnante. Pensavo fosse un caso isolato. No: era uno dei molti!

Un clero "allevato" in prospettiva della carriera o dell'apparenza, sempre più tiepido dal punto di vista religioso, che impara le "cose della fede" sui libri e non nella vita, come può affrontare la postmodernità? Non la affronta affatto perché vi si adegua!
In questo modo la "dolce vita" diviene lo stile esistenziale di costoro.

La mia osservazione, però, non è di tipo moralistico ma va molto più in là: la mancanza di una profonda vita religiosa porta inevitabilmente il clero a non avere alcuna esperienza religiosa, dunque a non poter minimamente consigliare o dirigere chicchessia. Questo clero non può pretendere di farlo con i manuali di casuistica morale, come succedeva nel periodo barocco nel Cattolicesimo controriformista (2). Ecco perché i sognatori dell' "ordine tridentino" - certi tradizionalisti cattolici - sono semplicemente patetici (oltre che passatisti), dal momento che pretendono di risolvere problemi di tipo spirituale facendo leva sulla legge e sull'istituzione. Ma il consiglio e la direzione spirituale non può avvenire neppure in chi si muove con spiritualità impazzite o di stampo settario.

Viene amaramente da sorridere se si pensa che, giusto ieri, il sinodo vaticano sulla famiglia si è chiuso con un invito a "giudicare" caso per caso, ad esercitare un "discernimento spirituale" nei fedeli che vogliono accostarsi ai sacramenti ma ne sarebbero impediti per lo stato personale in cui si trovano (divorziati e risposati).
Che discernimento spirituale può mai fare un clero che è sempre più agli antipodi della spiritualità, che non pratica ma anzi ridicolizza l'ascesi, un clero che continua ad incamerare tra le sue fila di tutto? La spiritualità, infatti, non si impara sui libri ma si pratica di persona ed è una tradizione che passa da padre a figlio. Quando mai esiste qualcosa del genere dalle nostre parti, dal momento che i monasteri stessi, che dovrebbero avere questa tradizione, sono secolarizzati come il clero? E come poterla praticare quando l'istituzione cattolica stessa ha di fatto abolito i digiuni e ha una pratica di preghiera ridotta all'osso con una liturgia più che scheletrica dalla quale è stato di fatto espunto ogni benché minimo senso di compunzione?

Se lo si ricorda le persone più in mala fede rispondono: "La spiritualità, i monasteri e le lunghe liturgie sono cose orientali, la nostra è una tradizione diversa". No! Queste non sono cose orientali, questo è il Vangelo di Gesù Cristo oltre ad essere la tradizione antica della Chiesa deridendo la quale ci si pone ipso facto fuori di essa.

Tutto ciò è molto grave perché l'andamento di questi fatti dimostra, nella pratica, che si sta imponendo sempre più una "contro-Chiesa" in Occidente e che tale "contro-Chiesa" sta sostituendo o contraffacendo l'immagine della vera Chiesa. Con le parole si copre tutto e si giustifica tutto, si danno le colpe agli "altri" e non si va mai al nodo dei veri problemi che si ingigantiscono sempre più perchè i vescovi per primi non li vogliono risolvere. Che ci stanno a fare, i vescovi, dunque? Sono tali solo per gli onori e per accumulare titoli e soldi? 

Si devono fare, pure, altre domande nei riguardi di chi, in Occidente, si pone gerarchiamente al di sopra di loro.
Che significato ha la santità di tutti quei papi del postconcilio quando, proprio sotto di loro, la deriva ecclesiale non solo non è stata frenata ma si è pure fortemente accellerata? Sembra che averli canonizzati sia stato il patetico tentativo di nascondere questa luminosa verità, la loro sterilità spirituale che tale è, indipendentemente dalle loro probabili buone intenzioni.

È lecito porsi tutte queste domande, non per incitare ad un amaro zelo o per odiare chi sbaglia, sia mai!, non per avere necessariamente delle risposte, ma perché sarà la storia stessa che, o prima o poi, porrà in evidenza tutto ciò in tutta la sua eloquenza e drammaticità. 

Tutte queste contraddizioni e contrasti tra ciò che si dice e ciò che si fa indicano, infatti, una realtà ecclesiale sempre più distante dal Vangelo e che al Vangelo non pensa affatto di ritornare. Il suo cuore è altrove ...

Contra factum non valet vaticanum aut jesuiticum argumentum!

_________

1) Una fra tutte tratta dalla stessa pagina da me appena citata: "Lo IOR gestisce 4 fondi di carità ma nel 2013 e nel 2014 neppure un euro è andato ai bisognosi o alla solidarietà nonostante saldi in attivo per decine di milioni di euro". Non serve essere particolarmente acuti per capire come vanno le cose nell'oltre Tevere!

2) Chi usa un manuale per capire la vita spirituale è come una guida alpina che conosce le montagne solo dai libri: inaffidabile! Ciononostante, soprattutto al clero meno istruito la Chiesa barocca dava istruzioni scritte su come confessare, su quali penitenze assegnare a determinati peccati, ecc. Esisteva una specie di elenco di peccati ai quali corrispondevano le preghiere e le penitenze per il penitente. Questa mentalità meccanicistico-legale ha influenzato per anni il mondo cattolico e lo ha determinato, ultimamente, a rifiutare ogni approccio ascetico scambiato erroneamente con un'imposizione legalistica. In chi vive in quest'ambito è realmente molto difficile un autentico recupero della tradizione ascetica antica senza passare, da un lato, a riproporre la mentalità legalistica barocca e, dall'altro, a rifiutare rigidamente ogni genere di ascesi. 
Se i secondi sono oramai espressione del mondo riformato, i primi possono pure giungere a praticare forme ascetiche impazzite, veramente patologiche e che la tradizione ecclesiale antica non a caso ha sempre rifiutato. 

Ne faccio un esempio tratto da una testimonianza scritta: [I superiori religiosi mi dicevano] "Ti devi fare santa. Mangiavamo la cenere nei pasti e spesso lo facevamo in ginocchio ... La sera ci frustavamo con la disciplina, uno strumento con delle punte di ferro. Mentre lo facevamo dovevamo pregare e gli schizzi di sangue imbrattavano i muri. Portevamo anche un cuore fatto con dei chiodini. Lo mettavamo a contatto con la pelle. Io mi sono anche marchiata a fuoco due volte" (vedi qui). 

Questa non è un'espressione di Chiesa ma un vero e proprio manicomio, una psicopatologia settaria molto pericolosa per chi ne viene a contatto! Ma in Occidente, purtroppo, è forte la tentazione di cadere o nell'agnosticismo spirituale o nel fanatismo del tipo sopra descritto. Entrambi sono un'espressione contraffatta della Chiesa neotestamentaria.