Benvenuto

Benvenuto su questo blog!

sabato 17 aprile 2021

Riforma luterana e riforma cattolica a confronto

La storia della Riforma luterana ha molto da insegnare ancora oggi. Indico in pochi punti qualcosa che potrebbe essere sviluppato in modo molto più ampio e organico. In parallelo pongo alcune riflessioni riguardanti il mondo cattolico.


    1a I presupposti della Riforma nascono da un animo con un'accesa sensibilità che alcuni potrebbero addirittura pensare patologica: l'ansia di Martin Lutero per la salvezza e la sua inquietudine di poter sentirsi salvato e giustificato. Quest'animo si scontra molto presto con una teologia divenuta pura discettazione intellettuale dei misteri della fede e con la prassi disinvolta e sfacciata della vendita delle indulgenze. La visita di frate Martino a Roma acuisce in lui i sentimenti di inquietudine e di rivolta dinnanzi alla spensieratezza di un clero secolarizzato e la vita rilassata del Rinascimento.


    1b La “Riforma cattolica” nata convenzionalmente dalla celebrazione del Concilio Vaticano II ha avuto dei presupposti in tutto un passato nel quale spesso teologia ed esperienza cristiana viaggiavano ognuno per conto loro. All'unica teologia (tomista) non corrispondeva l'unica possibile spiritualità ma una pletora di spiritualità alcune delle quali erano, in realtà, più un cammino psicologico che spirituale, quindi incentrate più su un'esperienza religiosa umana che su una vera esperienza divina, un contatto con l'Al di là nell'Al di qua. Un certo confinamento della spiritualità (o delle spiritualità) ha poi portato ad un inaridimento della liturgia vista come una “prassi comandata dalla Chiesa”. Questo inaridimento si è mostrato come una formalità in cui si facevano le cose per obbedienza, non tanto perché erano una fonte autentica di vita cristiana. I tentativi di porre un argine a questi mali si sono mostrati impotenti: fedeli e clero erano più attratti dal mondo con le sue spensieratezze che da un'autentica vita cristiana.


    2a L'affissione delle tesi luterane contro il mercato delle indulgenze e controversi punti teologici, è la scintilla iniziale della sua “riforma”. Tale riforma però non si appoggia più su un ritorno ad una tradizione autentica, come fu il tentativo operato da san Francesco, ma su una interpretazione soggettiva, dove l'individuo si pone al di sopra di ogni autorità e reputa importante avere un rapporto unico e diretto con la Scrittura. 

     

    2b La svolta del Concilio Vaticano II ha rappresentato una sorta di “affissione” di tesi nuove: la Chiesa non si oppone più al mondo ma “dialoga” con esso. Il termine “dialogo” precedentemente sconosciuto, è divenuto il cavallo di troia con il quale, nonostante le buone intenzioni di alcuni, sono entrate nel recinto ecclesiale le idee più incredibili e rivoluzionarie, in grado di scompaginare il sistema che, fino ad allora, nonostante tutto reggeva. Qui, “finalmente” l'individualità di tipo protestante ha trovato casa nel corpo Cattolico a tutto detrimento del concetto di tradizione con tutto ciò che questo avrebbe comportato.


    3a Lutero fu protetto e incoraggiato dall'autorità secolare del tempo e, oltre ciò, trovò un terreno culturale particolarmente propizio: per quanto lontano da certe istanze rinascimentali, egli era un uomo figlio del rinascimento nel suo bisogno di sottolineare l'individualità e la coscienza e la razionalità individuale. Questo è all'origine della rottura con il concetto tradizionale di Cristianesimo in cui, al contrario, vige il senso di tradizione, di trasmissione di un insegnamento e di un'esperienza cristiana identica per tutti e in tutti i tempi.


    3b Il mondo cattolico “riformato” fu protetto e incoraggiato dalla cultura e dai potenti del tempo (taluni parlano di ampie infiltrazioni massoniche) che vedevano in questo nuovo assetto ecclesiale un ostacolo in meno alla diffusione di nuove idee e tendenze nella società. Oltre a venir meno di tale ostacolo molti cattolici divennero il volano per i cambiamenti della società. L'idea di un'esperienza cristiana in senso antico e tradizionale oramai era lontana dai progetti del Vaticano II il quale aveva, semmai, in grande ansia il dialogo con tutte le culture e le religioni.


    4a L'inizio della sua Riforma non vede grandi differenze esteriori tra il culto delle chiese riformate e quello delle chiese cattoliche. La Messa è pressapoco la stessa e gli edifici non hanno grandi cambiamenti interni. Solo più avanti, con il radicamento e l'aumento dell'opposizione alla dottrina cattolica il culto assume connotati decisamente differenti: la nascita di una nuova confessione cristiana (o di una nuova chiesa) esige necessariamente un culto diverso, perché diversa è l'identità e la sostanza alla quale si fa riferimento!


    4b L'inizio della “riforma cattolica” non aveva grande differenza, nel culto, con quanto praticato precedentemente. Il Vaticano II non prescrive una “nuova liturgia” e parla solo di un culto che si dovrebbe in qualche modo rinnovare per aprire più spazio alla lingua vernacolare. Tuttavia, alcuni anni dopo, nasce un nuovo Messale che non è più una semplice traduzione del Messale precedente ma un vero e proprio rifacimento al quale seguiranno altri e altri ancora: si doveva pregare con la “mentalità” e la “cultura” dei tempi attuali. Tali cambiamenti non di rado divengono stravolgimenti che creano di fatto una “nuova liturgia”, oggi decisamente appoggiata dalle più alte gerarchie ecclesiastiche che parlano, non a caso, di una “Chiesa in uscita”. Dunque si applica pure qui il detto precedente: a nuova Chiesa corrisponde nuova liturgia e viceversa.


    5a Nasce così una “nuova chiesa”, un nuovo “clero”, una nuova prassi (che diverranno infinite nuove prassi!), una nuova teologia in rottura con il mondo precedente.


5b Chiedere che la struttura cattolica come è da sempre stata conosciuta, torni a quanto praticava precedentemente, sarebbe come aver chiesto a Martin Lutero di tornare cattolico! Ci sono dei fenomeni nella storia che, umanamente parlando, sono irreversibili. Il Cattolicesimo, com'è stato conosciuto nel passato, con i suoi pregi e i suoi limiti, potrà esistere solo in quelle realtà in cui è ancora praticato. La storica struttura cattolica persegue oramai un altro fine e ha assunto un'identità sempre più chiara e lontana dalla sua tradizione.