Non entrerò nella diatriba pro o contro Bergoglio, per quanto riporti una vignetta tratta da The Spectator che illustra il papa su una palla di demolitore, mentre sta distruggendo il poco che rimane.
Non è che non abbia una precisa idea su di lui, ma voglio semplicemente cogliere quest'occasione per mostrare che l'impressione del papa distruttore (secondo me non priva di fondamenti) è possibile semplicemente perché l'autorità ecclesiastica è oramai concepita ben al di sopra della tradizione nell'indifferenza dei più, con l'opposizione di una minoranza e il favore di un certo numero di persone.
Il fenomeno è avvenuto grazie ad un percorso plurisecolare, ad un'eterogenesi dei fini, si potrebbe dire, finendo per giungere a piena maturazione in questi ultimi tempi.
Come gli epigoni della Scolastica facevano sorridere Erasmo da Rotterdam attirando le sue pungenti ironie, poiché l'ultimo piano dell'edificio teologico era oramai giunto a contraddire la base della rivelazione evangelica, così oggi la gerarchia ecclesiastica giunge a stravolgere la tradizione stessa con pindarici voli retorici. Epoca di decadenza allora, epoca di decadenza l'attuale.
In un contesto ecclesiale in cui la tradizione non è servita ma relativizzata, conformata e riplasmata ogni volta dall'autorità di turno, è possibile ogni destabilizzazione e, personalmente, non mi ha fatto alcuno stupore che ciò potesse realizzarsi con Bergoglio, poiché ne avevo visto i segni già dopo due mesi del suo pontificato.
Il fatto che dei cardinali non abbiano avuto alcun problema ad eleggere una persona che mettesse tra parentesi quanto rimane dei concetti tradizionali del Cattolicesimo (non a riformularli come avrebbero pensato i papi precedenti, ma a metterli proprio tra parentesi!) fa pensare che tutto ciò non è un incidente di percorso: oramai temo che quanto sta a cuore a molti gerarchi ecclesiastici cattolici non è la spiritualità, la teologia o la liturgia (neppure quelle cattoliche di un tempo) ma una politica di pura apparenza che attiri il plauso delle masse (il che suggerisce un possibile agnosticismo pratico).
Che lo si ami o lo si avversi, Bergoglio è veramente il logico frutto del mondo cattolico contemporaneo con il suo bisogno vitale (od ossessivo?) di contemplare il papa nell'eventuale male o bene da esso fatto! È un mondo in cui il fenomeno apparente sostituisce l'essere inteso in senso profondo, il frastuono e la notizia sostituisce il silenzio e la discrezione, un mondo che riflette fedelmente la postmodernità e non potrà mai esserne alternativo, un mondo che ama mirarsi e rimirasi allo specchio ...
Viceversa, la Chiesa, intesa seriamente, non dovrebbe essere una questione di papa, perché il papa dovrebbe essere solo un umile servitore della tradizione, non un capovolgitore di tutto, dando così effettivamente l'idea e la prova che la sua autorità è al di sopra di ogni cosa e che dovrà essere necessariamente ricordato per una decisione "rivoluzionaria" (= personalismo ecclesiastico!) in modo da superare il predecessore almeno in qualcosa (= orgoglio ecclesiastico?) ...
Che contrasto, poi, quando davanti a tali evidenze si sentono discorsi nei quali il papa confessa di non essere un'autorità assoluta nella Chiesa poiché ascolta tutti, in primis le "periferie"!
Le parole non possono smentire i fatti: le "periferie" se la pensano contrariamente al papa non avranno alcuna udienza!
Una Chiesa nella quale si parla più di Cristo e meno di papa (o di un qualsiasi altro chierico responsabile, penso al patriarca nel contesto orientale) è una Chiesa sana, non divisa tra la Chiesa di Apollo, di Cefa e di Paolo (per ricordare l'esempio dell'Apostolo delle genti).
Il riferimento corale alla tradizione dovrebbe bastare per rimanere attorno a Cristo e portargli la luce che gli si deve, una tradizione intesa come gli strumenti dell'artigiano per costruire un'opera d'arte. Ma, oramai, il termine "tradizione" è una scatola vuota per i più in Occidente o un baule nel quale alcuni vedono ogni sorta di ciarpame. Per giunta, chi fa riferimento ad essa è per Bergoglio un "fariseo" senza alcuna distinzione di sorta!
E allora non rimane che il papa e questo è sufficiente a riempire il vuoto, mentre sempre più proiettori si accumulano su di lui come su un atteso redentore! Il silenzio contemplativo non può che essere sommerso da un impossibile stridulo ciarlìo.
Oggi, in qualsiasi modo se ne parli, si parla veramente sempre e troppo di papa, contraddicendo lo stile parco tradizionale antico nel quale le gerarchie ecclesiastiche erano secondarie e in ombra di fronte a Cristo per i semplici fedeli!
A parole questo papa vorrebbe "declericalizzare" la Chiesa, ma come può farlo se, a fatti, cade in uno dei più smaccati clericalismi al punto che il centro sempre più celebrato è ancora lui?
Oggi chiedere un po' di silenzio è ormai impossibile. È come chiedere ad un drogato di smettere: tutto il contesto punta ad un accumulo e a un'insopportabile saturazione nella quale, bisogna dire, c'è ben poco di cristiano ...