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mercoledì 4 marzo 2020

La comprensione spirituale


Risultato immagini per sant'antonio del desertoUna delle mie personali preoccupazioni, quando tratto questioni di ordine religioso, è quella di farmi capire. Temo, infatti, che viviamo in un contesto tale in cui la maggioranza delle persone, compresi i cosiddetti credenti, non sono in grado di cogliere determinati fondamentali argomenti trattati. Non che siano argomenti difficili, bene inteso, ma, in qualche modo, temo sia come parlare dei colori e delle loro sfumature a chi è cieco dalla nascita e non è in grado d'intendere l'effetto che i cromatismi determinano nell'animo umano.

Prima di tutto voglio fugare una facile obiezione: quella di presentarmi come uno che ha capito tutto o che conosce in profondità ogni aspetto del Cristianesimo. Non è così. Ciononostante ho ben chiaro il valore e il senso di quelli che chiamo gli "argomenti fondamentali", come un vedente ha ben chiaro che i colori esistono e che il blu non si può confondere con l'azzurro e tanto meno con il rosso.

Nei post precedenti ho mostrato quello che chiamerei il punto di partenza: il senso della Chiesa e il lavoro del cristiano è esattamente quello di attivare, in lui, una potenzialità rimasta addormentata: l'intuizione o l'occhio spirituale (detto "nous" in greco).
Questo è il primo lavoro da fare ed è il più fondamentale. Parlare di teologia, di catechismo o di altro senza aver dapprima aperto questo occhio spirituale è perfettamente inutile. Penso sia questa la causa per cui molti, pur essendo passati nelle chiese, si siano poi allontanati.

L'istruzione su come sia fatto un cibo e sul sapore che abbia è perfettamente inutile ad un inappetente! Se non si apre l'appetito per le realtà divine, il che significa esserne stati in qualche modo colpiti, ogni parola è vana.

L'ordine di Cristo "Andate e predicate!" non si deve comprendere razionalisticamente, come spesso si fa a causa del nostro modo intellettualistico di accostarci al Vangelo. Lo si deve comprendere in un modo diverso: gli apostoli non portavano solo la loro parola ma una forza che non era semplicemente umana e che veniva percepita aprendo, in tal senso, l'occhio spirituale ai loro ascoltatori.
Se oggi ciò non accade più è semplicemente perché i predicatori odierni, ovunque siano e a qualunque confessione appartengano, sono impotenti a fare altrettanto.

Allora, pur di far colpo, alcuni associano al vangelo ogni corbelleria oppure ogni stratagemma di tipo psicologico o spettacolare-mondano. Sappiamo che anche la liturgia cattolica è stata semplicemente rovinata seguendo proprio questo tristo schema, ma è una rovina che covava da parecchio tempo. In realtà tutto ciò lascia il tempo che trova e, direi, è semplicemente fuorviante, non ha nulla a che fare con lo stile degli apostoli che, come abbiamo visto, era ben altro.

Se si pensa a questo stile tutto d'un colpo assumono un rilevo assai significativo le guarigioni di Cristo, soprattutto quando ridona la vista ai ciechi.
L'uomo a cui viene riattivato il "nous" è un graziato, dovesse essergli successo anche un solo istante nella vita passata. Ma è grazie a quel solo istante che lui ora non può più essere lo stesso ed è in grado di intuire facilmente quanto ad altri risulta impossibile o ostico.

La riapertura dell' "occhio spirituale" è l'inizio del lungo percorso verso la cristificazione del cristiano e l'unico senso della Chiesa è esattamente quello di accompagnare i suoi figli in questo percorso.

Nel mondo cattolico l' "occhio spirituale" della quasi totalità dei fedeli ha finito per essere, di fatto, il papa. Se poi si considera la crescente diffidenza dell'istituzione ecclesiastica nei riguardi della vita mistica e la costante preoccupazione di normatizzare e clericizzare ogni aspetto della Chiesa, quell' "occhio spirituale" non poteva non essere al di fuori del semplice fedele e incarnarsi permanentemente nel vertice di tale istituzione. 
Di qui l'enfasi sempre maggiore di esaltare tale figura lungo i secoli e le conseguenti mille questioni attuali se il papa soddisfa o meno le proprie aspettative (tra l'altro sempre meno spirituali)! Ma il fine della venuta di Cristo è stato quello di ... creare il papa? 

Nel mondo protestante l' "occhio spirituale" del fedele ha finito per divenire l'interpretazione individuale della Scrittura. Tuttavia tale interpretazione non mi sembra che attinga alla coscienza intuitiva, illuminata da un occhio realmente spirituale, quanto ad istanze sempre più secolari o semplicemente psicologiche. Allora il fine della venuta di Cristo è stato quello di offrire la Bibbia al suo credente?

In entrambi questi casi (soprattutto nelle loro esasperazioni) ci si allontana sensibilmente dalla prassi cristiana antica che si può facilmente ritrovare nella letteratura ascetica dei padri. In particolare, è disatteso il motivo fondamentale per cui Cristo ha stabilito la Chiesa: l'autentica cristificazione degli uomini.

Si può discutere fino a domattina se il papa attuale fa o meno la volontà di Dio, se il tal o talaltro pastore luterano interpretano più o meno bene la Scrittura e vi si può perdere tutta l'esistenza senza vedere che, con ciò, non ci si è neppure accorti di aver perfettamente disatteso la volontà di Cristo.

In questo senso, capitemi bene!, il Cristianesimo non è affatto una questione di papa o d'interpretazione scritturistica (che poi finisce per essere sempre razionalistica). Tali questioni se poste come principali finiscono per essere talmente snervanti da irritare: i blog cattolici non fanno che parlare ossessivamente del papa non meno di certi protestanti che si concentrano sull'ultima loro "invenzione" cristiana.

Il Cristianesimo, invece, è una semplice questione di salvezza, ossia di luce o di tenebre, di visione o di cecità nei riguardi delle realtà future ma che, in verità, sono già ben presenti seppure in stato germinale. 

La persona che intuisce cosa sia l'occhio interiore può pregare come chi si nutre perché ha fame, può intuire la presenza di grazia nel profondo di se stesso, non è mai solo, non ha bisogno che un papa gli ricordi qualcosa (gli eremiti nel deserto ne avevano forse bisogno??), non ha bisogno che un pastore gli faccia un sermone... 

Lo stesso san Giovanni Crisostomo ricordava ai suoi fedeli che la Bibbia ci è stata data perché siamo ignoranti (in senso spirituale). Fossimo almeno un po' istruiti (da Dio) non ne avremo bisogno! 

Ma questa è una bestemmia per il Luterano che, in questo modo, rivela a se stesso e agli altri che il suo approccio religioso è prevalentemente psicologico, non spirituale!

E che gli eremiti del deserto non avessero bisogno di un papa è chiaro come il sole ma può scandalizzare il bigotto cattolico che ha fatto del Cristianesimo una religione puramente istituzionale e, quindi, secolarizzata. Costui, per non sentirsi destabilizzato, finirà allora per immaginarsi che perfino sant'Antonio del deserto seguiva il magistero del papa di allora. Non meravigliatevi: è stato addirittura scritto e pubblicato anni fa in un agile libretto edito da Cittanuova e che io, dopo averlo velocemente passato con lo sguardo, l'ho riposto con comprensibile disgusto nello scaffale della libreria dove si trovava.

In realtà un certo tipo di cattolico, esattamente come un certo tipo di protestante, si sono costruiti i loro rispettivi idoli, idoli che, se sono tali, li fanno poi essere ciechi ad una prospettiva più profonda poiché è "come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Sl 115, 8).

Oggi è necessario tornare alle fonti, si dice. Ma se le fonti del Cristianesimo non possono essere comprese, come si fa a tornarvi? È come diffondere libri agli analfabeti.

Tuttavia quello che è impossibile agli uomini a Dio è possibile!