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mercoledì 23 dicembre 2015

Entrerò nella tua casa; mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio.


Porta della chiesa di san Ciriaco ad Ancona
Da altre parti di questo blog ho già parlato del formidabile valore simbolico che la chiesa-edificio ha per il cristiano che vi entra con l'intenzione di pregare Dio.

Bisogna tornare su questo tema e insistervi perché gli odierni tempi sono odiosi e tutto congiura contro le antiche e venerabili tradizioni con le quali da sempre si ha nutrito la pietà cristiana.

Dio abita ovunque, questo è assodato, nel senso che la sua presenza da vita e sostiene ogni angolo  remoto del cosmo.

Ma l'uomo è un essere fragile il cui spirito tende a disperdersi nei beni della terra e a dimenticare il Creatore. Per questo motivo esistono le chiese, ossia luoghi particolari nei quali si compie un culto a Dio, ci si ricorda della sua esistenza. Prescindiamo un attimo dal fatto che questo culto si è spesso corrotto ed è divenuto una kermesse, una rassegna spettacolare su sfondo religioso e con poco valore trascendente. Originalmente il culto cristiano non era così ma assolutamente teocentrico, totalmente dedicato alla gloria e alla venerazione di Dio. In una situazione del genere, l'animo umano inizia ad entrare in un'atmosfera trascendente, viene influenzato in senso elevante. La chiesa-edificio è costruita in funzione di questo: fare intuire la realtà ultraterrena nella bellezza degli arredi sacri, nell'armonia delle forme architettoniche, nella serenità dell'ambiente di preghiera, nel suo silenzio contemplativo.
È come essere di nuovo gestati nel seno materno, rinnovarsi nella forma autentica, riprendere vita nel “Dio che rinnova la giovinezza”.

La porta della chiesa-edificio è l'introduzione simbolica ad un nuovo mondo: prima di essa c'è la confusione della piazza, dopo di essa la pace del tempio che vuole anticipare il futuro celeste. Poco importa che oggi non si capisca il simbolo perché comunque sia lo si vive inevitabilmente!

L'uomo che si converte al Cristianesimo, cambia modo di vita. Ma per fare ciò, deve intuire la maestà di Dio, il suo sacro splendore, la percezione della sua grazia per dire in se stesso: “Tu esisti ma sono io a starti lontano, Signore, accoglimi e perdonami!”.

La pace del tempio celeste, simbolicamente presente nella chiesa-edificio diviene, allora, la pace del suo cuore.
Attraversare la porta della chiesa-edificio ha questo significato. 
A tal proposito oso paragonare la porta della chiesa-edificio ad un utero oltre il quale si è nel ventre materno, luogo fertile di vita. Da un certo punto di vista, siamo tutti esseri in formazione, gestati nel ventre della Chiesa.
Se sostituiamo tale significato con altri abbiamo rovesciato il Cristianesimo: scambiato Dio con la terra, la grazia con un'attività mondana, cancellato Maria ed esaltato Marta!

Apertura della porta santa
nella basilica vaticana (1925)
Il mondo cattolico nei suoi giubilei non a caso ha sempre considerato la cosiddetta “porta santa” in una delle porte basilicali o comunque in una chiesa consacrata al culto. A monte c'era questo concetto antico e tradizionale, per quanto il giubileo in se stesso sia investito di un valore teologico che non viene condiviso dalle Chiese orientali.
È comunque universalmene riconosciuto il significato pregnante nell'attraversare la porta di una chiesa-edificio e questo è assai importante.

Non a caso santa Maria l'Egiziana, prima di convertirsi al Cristianesimo e quando era ancora una prostituta, non riuscì ad attraversare la porta di una chiesa nella quale voleva entrare. Solo convertendosi fu in grado di farlo, non prima perché una forza invisibile la tratteneva fuori.
Personalmente sono portato a credere a questi fatti che l'uomo attuale confina in un universo mitico.

Per lo stesso motivo non capisco assolutamente perché si vogliono fare delle “porte sante” per entrare in ostelli della Caritas o in carceri (vedi qui). In questo caso, viene sfruttato un motivo religioso per portare le persone a considerare una beneficenza o una sensibilità sociale e questo li incolla letteralmente su un puro piano mondano. Il pretesto è religioso, il fine è prettamente mondano per quanto apparentemente evangelico.
Chi lo fa incatena lo sguardo dei cristiani al saeculum, sradicandosi dall'antica e verticale pietà con cui lo stesso salmista diceva: “Entrerò nella tua casa; mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio” (Sl 25). Senza quell'antica pietà anche l'eventuale beneficienza cristiana non avrà nulla di diverso da una qualsiasi altra beneficienza mondana. Pare essere realmente questo il motivo per cui Cristo dice: "Chi non raccoglie con me, disperde!". E che il nostro sia un tempo di terribili dispersioni non ne ho alcun dubbio...


sabato 12 dicembre 2015

Gravità e compostezza comportamentali. Le grandi dimenticate.

Immagini ieratiche del tempietto longobardo di Cividale del Friuli
La liturgia tradizionale, che ha così fortemente influito sull'arte sacra occidentale e orientale, ha un modus essendi tale da orientare gli spiriti per cui le persone in essa hanno sempre assunto un comportamento composto e grave. Non s'intende un comportamento triste e depresso, perché ogni liturgia ricorda che Cristo, risorgendo dai morti, ha in sé anticipato la sorte futura degli uomini che lo seguono. Si parla di comportamento composto che non conosce le reazioni disordinate riscontrabili talora nella gente di piazza. 
La compostezza da me considerata non è un comportamento da Galateo. Sarebbe qualcosa di formale e di falso. Questa compostezza è un atteggiamento spontaneo che procede interiormente e nasce dal fatto di porre, prima di tutto, lo sguardo sulla propria interiorità nella quale Dio ama abitare con la sua grazia, come hanno sempre ricordato i grandi autori spirituali.
Dominare la passioni, secondo la cultura ascetica e monastica, comporta evitare sia la tristezza e la depressione sia il riso sguaiato, la frenesìa comportamentale (per cui sono sempre stati banditi balli e clamori da stadio) e l'ilarità clownesca.
La conoscenza di queste cose ha orientato generazioni di cristiani e di sacerdoti a tal punto che, non molto tempo fa, si eccedeva in senso contrario: la “musoneria” pareva essere il vero atteggiamento cristiano.
L'odio per le tradizioni e l'autorità, l'ignoranza e la diffidenza verso i sani principi ascetici, hanno prodotto recentemente diverse generazioni di cristiani e di clero in totale sfasatura dagli antichi orientamenti. Per la maggioranza di costoro, la parola d'ordine odierna è godersi la vita, come si riesce e come meglio si può. Il quaerere Deum è stato sostituito dalla ricerca di se stessi e del proprio comodo. In tal modo, lo sguardo si è spostato dall'interiorità all'esteriorità divenendo puramente mondano, psichico, antispirituale.
Il clero, ahimé, è la prima vittima di tutto ciò e il fatto di essere divenuto psichico come tutti lo rende di fatto inabile al suo ministero, appiattendolo ad una routine puramente formale ed esteriore.
In questo modo, chi ha un minimo di buon senso cristiano, riesce a riconoscere quasi dal primo istante se chi gli sta di fronte è persona di particolare profondità o meno. Non parlo di un'impressione superficiale ma di un'intuizione e sensazione interiore ricevuta dal proprio prossimo. La persona molto superficiale, sensuale, mondana mostra immediatamente la sua “carta d'identità” dal modo in cui guarda, sorride, si atteggia, si veste e muove il proprio corpo.
Allo stesso modo, indica da che ambiente proviene, serio o altrettanto facilone e superficiale. La Chiesa, intesa in senso profondo e autentico, non è mai rappresentata dai secondi ambienti ma dai primi anche se dovesse attraversare epoche nelle quali le persone serie sono quasi introvabili.
Questo modo di osservare le cose non è finalizzato ad un giudizio ingeneroso sulle singole persone ma ad un necessario discernimento per sapere con chi si ha a che fare, in modo da non affidarsi ingenuamente a chi non è in grado di guidare gli altri in senso profondo.

Pongo di seguito alcune immagini che renderanno più evidente quanto sto esponendo. Sono divise in due sezioni: clero con formazione tradizionale, clero con formazione antitradizionale. Il fatto di porre clero cattolico e ortodosso assieme, non significa che un chierico cattolico serio sia in tutto necessariamente uguale e interscambiabile con uno ortodosso. Significa che la base comune di una corretta compostezza è in entrambi osservata e nulla più.

CLERO CON FORMAZIONE TRADIZIONALE







L'imagine dello sguardo rivolto all'interiorità è particolarmente evidente in quest'ultima foto. Se un religioso non cura la propria interiorità (che non significa intimismo, perché quest'ultimo è qualcosa di psicologistico), non è un autentico religioso. La foto, infatti, ci indica qualcosa che va oltre la semplice compostezza mostrando la cosiddetta spiritualità.


CLERO CON FORMAZIONE ANTITRADIZIONALE


Il vitalismo pare essere il motore principale del clero attuale.
Il vitalismo, però, non è mai spirituale ma sempre psicologistico.


Il cardinale di New York, mons. Timothy Doland, tristemente noto 


Papa Francesco Bergoglio un "riformatore" destinato a fallire?


Il cardinale Karl Lehmann in una kermesse.