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sabato 12 dicembre 2015

Gravità e compostezza comportamentali. Le grandi dimenticate.

Immagini ieratiche del tempietto longobardo di Cividale del Friuli
La liturgia tradizionale, che ha così fortemente influito sull'arte sacra occidentale e orientale, ha un modus essendi tale da orientare gli spiriti per cui le persone in essa hanno sempre assunto un comportamento composto e grave. Non s'intende un comportamento triste e depresso, perché ogni liturgia ricorda che Cristo, risorgendo dai morti, ha in sé anticipato la sorte futura degli uomini che lo seguono. Si parla di comportamento composto che non conosce le reazioni disordinate riscontrabili talora nella gente di piazza. 
La compostezza da me considerata non è un comportamento da Galateo. Sarebbe qualcosa di formale e di falso. Questa compostezza è un atteggiamento spontaneo che procede interiormente e nasce dal fatto di porre, prima di tutto, lo sguardo sulla propria interiorità nella quale Dio ama abitare con la sua grazia, come hanno sempre ricordato i grandi autori spirituali.
Dominare la passioni, secondo la cultura ascetica e monastica, comporta evitare sia la tristezza e la depressione sia il riso sguaiato, la frenesìa comportamentale (per cui sono sempre stati banditi balli e clamori da stadio) e l'ilarità clownesca.
La conoscenza di queste cose ha orientato generazioni di cristiani e di sacerdoti a tal punto che, non molto tempo fa, si eccedeva in senso contrario: la “musoneria” pareva essere il vero atteggiamento cristiano.
L'odio per le tradizioni e l'autorità, l'ignoranza e la diffidenza verso i sani principi ascetici, hanno prodotto recentemente diverse generazioni di cristiani e di clero in totale sfasatura dagli antichi orientamenti. Per la maggioranza di costoro, la parola d'ordine odierna è godersi la vita, come si riesce e come meglio si può. Il quaerere Deum è stato sostituito dalla ricerca di se stessi e del proprio comodo. In tal modo, lo sguardo si è spostato dall'interiorità all'esteriorità divenendo puramente mondano, psichico, antispirituale.
Il clero, ahimé, è la prima vittima di tutto ciò e il fatto di essere divenuto psichico come tutti lo rende di fatto inabile al suo ministero, appiattendolo ad una routine puramente formale ed esteriore.
In questo modo, chi ha un minimo di buon senso cristiano, riesce a riconoscere quasi dal primo istante se chi gli sta di fronte è persona di particolare profondità o meno. Non parlo di un'impressione superficiale ma di un'intuizione e sensazione interiore ricevuta dal proprio prossimo. La persona molto superficiale, sensuale, mondana mostra immediatamente la sua “carta d'identità” dal modo in cui guarda, sorride, si atteggia, si veste e muove il proprio corpo.
Allo stesso modo, indica da che ambiente proviene, serio o altrettanto facilone e superficiale. La Chiesa, intesa in senso profondo e autentico, non è mai rappresentata dai secondi ambienti ma dai primi anche se dovesse attraversare epoche nelle quali le persone serie sono quasi introvabili.
Questo modo di osservare le cose non è finalizzato ad un giudizio ingeneroso sulle singole persone ma ad un necessario discernimento per sapere con chi si ha a che fare, in modo da non affidarsi ingenuamente a chi non è in grado di guidare gli altri in senso profondo.

Pongo di seguito alcune immagini che renderanno più evidente quanto sto esponendo. Sono divise in due sezioni: clero con formazione tradizionale, clero con formazione antitradizionale. Il fatto di porre clero cattolico e ortodosso assieme, non significa che un chierico cattolico serio sia in tutto necessariamente uguale e interscambiabile con uno ortodosso. Significa che la base comune di una corretta compostezza è in entrambi osservata e nulla più.

CLERO CON FORMAZIONE TRADIZIONALE







L'imagine dello sguardo rivolto all'interiorità è particolarmente evidente in quest'ultima foto. Se un religioso non cura la propria interiorità (che non significa intimismo, perché quest'ultimo è qualcosa di psicologistico), non è un autentico religioso. La foto, infatti, ci indica qualcosa che va oltre la semplice compostezza mostrando la cosiddetta spiritualità.


CLERO CON FORMAZIONE ANTITRADIZIONALE


Il vitalismo pare essere il motore principale del clero attuale.
Il vitalismo, però, non è mai spirituale ma sempre psicologistico.


Il cardinale di New York, mons. Timothy Doland, tristemente noto 


Papa Francesco Bergoglio un "riformatore" destinato a fallire?


Il cardinale Karl Lehmann in una kermesse.

8 commenti:

  1. Grazie di tutte le sue riflessioni. La prima foto ritrae il beato Miroslav Bulesic, martire, ucciso durante una cresima in Istria nel immediato dopoguerra. Saluti dalla Slovenia

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    1. Non lo sapevo ma tanto meglio. Vuol dire che il mio naso funziona bene.

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  2. Le foto rappresentano un mondo scomparso che non tornerà più. O lei ritiene che sia possibile un cambiamento, un ritorno? Certo non in quei termini, io non lo credo proprio: sono cambiati i preti ma sopratutto siamo cambiati noi. Ma allora come cambiare questo andazzo? Da dove riprendere? Come opporsi a questi preti ciechi e corrotti ( parlo di corruzione di fede, difficile da ripristinare, non tanto di costumi che quelli si cambiano con un minimo di pentimento e buona volontà )?

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  3. Oggi si confonde la compostezza con la tristezza e "musoneria", si fa di tutto per far vedere una "gggioa" che di gioia ha veramente poco, essendo pura e semplice pagliacciata.
    Ricordo l'omelia di un monaco camaldolese, durante un poco fruttuoso ritiro, per via dell'ambiente promiscuo e festaiolo, il quale sottolineava la grande dimostrazione di UMILTA' dei cardinali che ballavano come mentecatti alla GMG a Rio de Janeiro. Scusi le parole "forti", ma il senso di disperazione interiore le impone.
    nikolaus

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    1. La gente se ne accorge, sa? Il giorno dell'apertura del Giubileo papa Frncesco ha invitato alla gioia. Nell'agenzia ANSA alcuni commentatori hanno giustamente detto: "Ma di che gioia va cianciando?", tenuto conto di cosa avviene nel mondo in generale e nella Chiesa in particolare. Trattasi di pura retorica!
      Sono d'accordo con quanto dice e detto in altro modo, un poco più tecnico ma compresibile se si vuole, si può sostenere che generalmente nel Cristianesimo occidentale la spiritualità è stata sostituita dalla psicologia.
      Da questi ambienti non si tira fuori un ragno da un buco e, per giunta, si autocondannano senza neppure accorgersene perché finiscono diritti diritti per collidere nell'iceberg del "non senso".
      A questo punto, sta a lei scegliersi ambienti con atmosfere più sane.

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  4. Un giorno, stando nel cortile della nostra pseudo-chiesa (infatti è più un garage la concattedrale di Nova Gorica), un nostro parrocchiano mi ha visto sorridere e ha detto che dovrei sorridere così pure durante la santa liturgia. Gli ho risposto che non si può fare gli scemi durante la cosa più seria del mondo, che ci vuole invece una giusta compostezza in tutto e per tutto. Si tenta di fare ciò che si può in questa situazione drammatica, ma in effetti non c'è più nessun senso del sacro. Troppa psicologia e sentimentalismo. Grazie, caro Pietro. Dio benedica Lei, il Suo lavoro, come pure tuuti i lettori dell'ottimo blog.

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  5. Gentile Andrej, grazie per le sue ottime osservazioni.

    Purtroppo viviamo in un tempo di pesante crisi perché nel Cristianesimo (soprattutto occidentale) è penetrato uno spirito ad esso contrario, per responsabilità episcopale e pure papale.

    Negli anni del papa polacco, un ottimo intellettuale chierico (oggi defunto) notava una grande svolta: si stavano ovunque introducendo persone di vari tipi nei seminari e veniva ordinato in dosi sempre più massicce un clero senza formazione intellettuale e senza dignità sacerdotale. Era questo che costui allora diceva, sfogandosi amaramente con persone di mia conoscenza.
    Puntualmente tutto questo ha dato i suoi pesanti frutti al punto che oggi non passa settimana che non si venga informati di qualche scandalo clericale.

    Ma, c'è da aggiungere, non è possibile che in alto non lo si sapesse e, si sospetta fortemente fosse proprio da lì che venisse data la disposizione di introdurre nei seminari "oves, boves et universa pecora". Oggi non si può far finta che queste siano cose casuali, anche perché i frutti conseguenti a tali politiche (gli innumerevoli scandali clericali) sono scoperti con una tale incidenza da allibire pure il più distratto.

    Questo tipo di problemi umani, ahimé, non sono ignoti nell'Oriente cristiano al punto che, in un paese ortodosso, ad un amico veniva detto: "I chierici? Sono ladri, sono tutti ladri...". Chi lo diceva non era un anticlericale ma la tipica persona moderata di mezza età che era stata evidentemente scottata da tristi situazioni...

    La responsabilità di tutto, non dimentichiamolo!, è sempre episcopale!

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