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lunedì 20 giugno 2016

A cosa serve la Chiesa


Ho pensato di scrivere il seguente breve racconto per illustrare a persone disorientate, nella maniera più semplice possibile, a cosa serve la Chiesa.

C'era una volta un bravo alpinista che, nella sua gioventù ebbe molte esperienze di sentieri e di scalate montane. Un bel giorno questo alpinista si sposò ed ebbe dei pargoletti. La famigliola venne ad abitare in riva al mare, quindi assai lontano dalla montagna.
I pargoli crebbero, sentendo parlare il papà della montagna ma, tranne qualche foto, non seppero realmente cosa essa fosse né si diedero animo di volerlo sapere. In fondo il mare, con i suoi divertimenti, era per loro un gran piacere.
Ma il papà, che ben conosceva gli ambienti alpini e come questi elevano lo spirito, aveva il desiderio di mostrare ai propri figli almeno qualcosa di quanto vide in gioventù.
Così, un giorno, li portò in un negozio di prodotti sportivi, al reparto montagna. “A cosa servono questi?”, disse uno dei bimbi. “Sono scarponi chiodati – rispose il papà – e servono per camminare sul ghiaccio, evitando di scivolare sui sentieri”. “E quest'altra?”, aggiunse il secondo bimbo. “Questa è una giacca termica e si deve indossare quando si è in alta montagna altrimenti muori dal freddo”.
Il papà, più deciso che mai ad aprire i suoi pargoli a nuove esperienze, comprò loro quanto necessario per portarli almeno nel più basso rifugio alpino.
I bambini, però, per quanto non più troppo piccoli, non se la sentirono molto di abbandonare il mare, la spiaggia e il pallone caro compagno di tanti giochi. Il papà cercò di confortarli dicendo loro che solo se si fossero distaccati da tutto ciò avrebbero potuto iniziare ad aprire gli occhi su cose più belle. “Il pallone non è certo una brutta cosa, – disse loro – ma se pensate sempre al gioco del calcio, quando siamo in cammino verso la montagna, non gusterete il paesaggio, rimarrete sempre con la testa indietro!”.
E fu così che arrivò il giorno in cui papà e bimbi decisero di recarsi ai monti. L'auto abbandonò dapprima la pianura, con la sua monotona serie di paesi e case un po' tutte uguali, poi si avvicinò ai primi colli. “Che belli!, Sono la montagna?” disse uno dei bimbi. “No, affatto”, disse loro il papà. “I colli sono certamente differenti dal mare, hanno un rilievo elevato, una ricca vegetazione; il paesaggio con i colli è molto più grazioso rispetto alla pianura ma... non è affatto la montagna dalla quale si ha un paesaggio formidabile”. I bimbi lo ascoltavano a bocca aperta. Non avevano mai, prima di allora, visto i monti e iniziavano ad averne un desiderio sempre maggiore viste le premesse. “Come per il mare, non dovete ancorare il vostro pensiero ai colli, altrimenti la vostra testa non sarà libera di godervi la solennità delle montagne, i suoi aspri sentieri, i suoi paesaggi mozza fiato”.
Giunti ai primi monti, il papà invitò i figli a mettere gli abiti più pesanti comperati in negozio. Iniziarono a vedersi neve e ghiaccio. Scesi dall'auto, i figli compresero perché dovevano mettersi gli scarponi che, per quanto un po' stretti, almeno li custodivano da possibili cadute.
Ci volle diversa fatica per arrivare, sempre a piedi, al più basso rifugio che il padre voleva far loro vedere ma solo da lì essi capirono, finalmente, quello che il padre diceva loro quando raccontava, nelle lunghe notti invernali, le sue sensazioni e le sue meraviglie dinnanzi al paesaggio solenne e indicibile.

Questo racconto è molto semplice, come si vede, ma ha tutti gli elementi per poter farci capire a cosa serve la Chiesa. Uscendo dalla metafora lo si può spiegare così.

La casa al mare è la nostra vita sensoriale, riguarda i nostri cinque sensi. La vita sensoriale non è un male in sé perché ci permette di vivere nel mondo e di relazionarci con esso ma se diviene una trappola (e per molti lo è basta pensare a quelli che vivono per il piacere della gola o per altri generi di piaceri), non ci permette di andare oltre. Saremo come dei bambini che sognano continuamente il gioco al pallone sulla spiaggia, come dei fiori che, invece di farsi baciare dal sole, sono reclinati a terra. Ecco perché la Chiesa ricorda(va) di vivere i comandamenti e di staccarsi pian piano dalle passioni.

Le colline sono la nostra vita intellettuale o razionale. Anche questa non è un male in sé perché grazie alla razionalità abbiamo contribuito a costruire il nostro attuale benessere e a sviluppare le scienze. Ma se diviene una trappola (e per molti lo può divenire, basta pensare a chi si astrae totalmente dalla vita concreta o non concepisce nulla se non in modo puramente razionale) ci fa credere che la razionalità è la forma più elevata di vita umana.
Per chi è chiuso nella sola razionalità Dio è una contraddizione al pensiero, dunque non esiste. La razionalità, se sopravvalutata, diventa come una camera a specchi dove, sulla superficie di ciascun specchio, si riflette la nostra sola immagine. Ecco il razionalismo! Anche nella Chiesa ci può essere il razionalismo quando tutto inizia e finisce in se stessi, quando si fa della struttura ecclesiastica un idolo.

Le montagne sono la nostra vita spirituale. Fintanto che non c'è qualcuno che ce le fa toccare con mano, possono esserci totalmente indifferenti. Ci vuole, dunque, un “buon papà” che ne ha avuto esperienza, che conosce gli strumenti per poterle affrontare, che ci incoraggia nella fatica del cammino e, solo dopo, potremo con lui godere di quanto lui stesso aveva precedentemente goduto.

Normalmente Dio non si rivela alle persone se non dopo che costoro si sono preparate (e non ci si prepara mai da soli), dopo che le persone hanno assunto scelte adeguate (scarponi e giacche termiche sono, fuor di metafora, i sacramenti e la prassi ascetica). Contrariamente a ciò non si è in grado di affrontare la montagna, ossia la salita verso Dio e si ricade nel razionalismo. Una religiosità formale o intellettualizzata è, oggi, facilmente rinvenibile nelle Chiese.

Ed eccoci alla domanda finale: a cosa serve la Chiesa?

Serve a rimanere “al mare”, ossia a titillare le nostre facoltà sensoriali (con religiosità dolcificate, sensuali e “buoni sentimenti”)? No, affatto! Ecco perché la vera arte sacra non è e non sarà MAI sensuale! Chi rappresenta immagini sensuali di santi ci mostra chiaramente il suo livello, tutt'altro che spirituale, e ci suggerisce di rimanere in quello in modo cosciente o incosciente.

Serve a rimanere “in collina”, ossia a titillare le nostre facoltà intellettuali (scrivendo libri su libri sempre più teorici ed astratti)? Niente affatto! Ecco perché la vera arte sacra non è e non sarà mai assenza di immagini. Chi spoglia le chiese da ogni immagine ha un concetto astratto di uomo, non reale!

Serve a portare “in montagna”, ossia a preparare le persone ad un incontro con Dio, sperimentato nella propria interiorità? Sì! Ecco perché la vera arte sacra si rappresenta con forme simboliche.

Piaceri sensoriali e intellettuali sono sempre esistiti da che l'uomo esiste. L'incontro con Dio, al contrario, è garantito solo con i mezzi della Rivelazione, all'interno della vita spirituale della Chiesa (oggi quasi totalmente introvabile).

L'inganno dei nostri tempi è quello di far credere che il senso della Chiesa è quello di sfamare e sovvenire i poveri (quando qualsiasi altra istituzione lo può ugualmente fare), che nella Chiesa si può “pensare Dio”- ecco molta teologia” odierna - quando Dio non è pensabile in senso proprio ma solo vivibile....

Così “scarponi” e “giacche termiche” che abbiamo ereditato nel passato e che chiamiamo anche “tradizione” non le capiamo più e le buttiamo in un angolo: infatti chi vive in pianura o in collina non ha bisogno né degli uni né delle altre! Oggi la cosa più patetica è che molto clero ha in profonda antipatia la tradizione manifestando, dunque, la sua profonda ignoranza su di essa e indicando che il suo cuore abita in tutt'altro luogo che nella tradizione evangelica.

Una Chiesa, qualsiasi Chiesa!, che abbia dimenticato il suo unico vero fine, quello di portare le persone ai “monti”, ha, in effetti, cessato di essere tale. 
Anche se si presenta apparentemente come sempre ma dimostra di essere esistenzialmente ignorante dei “monti”, è divenuta un'altra cosa! Ecco in breve spiegata la desacralizzazione di molti ambienti ecclesiastici e il loro penoso sradicamento dalle radici apostoliche. Il semplice diritto canonico e una formale successione apostolica episcopale non sono la garanzia della verità. La verità la si riscontra solo nella capacità, in una Chiesa, di portare ai “monti” poiché la Chiesa stessa è stata creata SOLO per quello!



2 commenti:

  1. Risposte
    1. "Imperatore, voi non sapete cosa adorate, noi sappiamo chi adoriamo!", diceva sant'Ambrogio all'imperatore romano di allora in una frase restata celebre.
      Oggi se un vescovo dicesse così lo prenderebbero per matto o per fanatico (il che alla fine è lo stesso).
      In realtà i padri sapevano bene quello che dicevano perché il Cristianesimo, allora, non si era ancora svuotato. La prospettiva mistica e/o spirituale non era stata evacuata!
      Oggi, al contrario, sono gli stessi vescovi che invitano i cristiani a giustificarsi. Se poi sentiamo cosa si dice da Roma, viene la pelle d'oca! Come spesso dico, siamo ben oltre ogni concetto tradizionale di "Ortodossia" e di "eresia"...

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