I vasi sacri sono quelle
particolari suppellettili adibite a contenere il pane e il vino eucaristico.
Nel rito romano-latino i vasi sacri sono il calice, la patena e la pisside. Nel rito
bizantino sono il calice e il disco o patena con il suo asterisco.
La terminologia
“vaso sacro” è ancora in uso comune e indica sia l’atto del contenere qualcosa
(vaso), sia la sacralità di tale oggetto, ossia il suo uso esclusivo per un
atto sacro o liturgico.
Non è dunque un caso che nel
tradizionale rito romano-latino, come presumibilmente avviene pure nel rito
bizantino, il calice e la patena vengano consacrati. Il Pontificale Romanum
prevede determinate preghiere e l’unzione, con il sacro Crisma, del calice
e della patena che d’ora in poi avranno l’esclusivo utilizzo eucaristico.
Si badi bene al significato
sotteso: l’unzione crismale accomuna sia i vasi sacri che le mani di chi viene
ordinato sacerdote nonché la consacrazione dell’altare. Il Crisma, o Myron,
indica la presenza dello Spirito santo che si effonde su cose e persone
prendendone possesso, facendole entrare, in qualche modo, nella sfera del
divino.
Nella tradizione della Chiesa,
sia in Occidente che in Oriente, si è stabilita la consuetudine di velare gli
oggetti sacri in modo che non fossero immediatamente visibili. In Oriente l’iconostasi
nasconde, di fatto, tutto il santuario e quanto vi è in esso. In Occidente, ai
tempi di papa Innocenzo III, esistevano tre veli: le tende che chiudevano il
santuario pendendo dalla pergula delle balaustre, le tende che chiudevano il
ciborio e il velo sul calice. In questo modo, il calice durante parte del
culto, finiva per essere coperto da ben tre veli!
Perché il bisogno di nascondere
le cose sacre e di allontanarle dal tocco di mani non consacrate? Perché per la
Chiesa altomedioevale Dio non è immediatamente percepibile e neppure pensabile. La sua presenza
agisce nel mistero, essendo un Deus
absconditus. Dio non cade immediatamente sotto il dominio dei cinque sensi
perché agisce nell’interiorità umana, nel cosiddetto cuore. Anche oggi chiunque può ammettere che la divinità è così discreta da lasciare all’uomo perfino
la libertà di negarne l’esistenza. Ad Essa ci si accosta tramite un’ascesi mistica.
Non a caso le mistagogie patristiche paragonano il santuario di una chiesa all’intimità
spirituale dell’uomo, intimità che è normalmente velata alla ragione. E nel medioevo, infatti, i santuari sono normalmente tutti velati.
Il velare ha dunque un fine
educativo per un approccio religioso equilibrato e tradizionalmente sensato.
Pian piano in Occidente, però,
iniziano ad esercitarsi due elementi che cambieranno lentamente gli equilibri
alto-medioevali: il devozionalismo e il razionalismo. Al primo caso appartiene l’ostensione dell’Ostia
santa, subito dopo la sua consacrazione, essendo un’esigenza dettata dalla devozione
che pone l’accento sul “vedere”, sullo svelare; è un vedere senza poter vedere con l’intenzione, però, di voler vedere a tutti i costi. L’uomo della fine del medioevo aveva bisogno di questa visione per capire se, in qualche modo, l’ostia consacrata subisse dei fenomeni sensibili dovuti alla consacrazione.
Al secondo caso appartiene l’esercizio della ragione nella fede, spingendola oltre i limiti nei quali si erano contenuti i Padri Qui si pone l’accento sul capire prima che sull’esperire determinando, volente o nolente, la secondarietà della spiritualità e della mistica a favore dell’indagine filosofico-teologica. Anche questo determina, in un certo qual modo, uno svelamento.
Al secondo caso appartiene l’esercizio della ragione nella fede, spingendola oltre i limiti nei quali si erano contenuti i Padri Qui si pone l’accento sul capire prima che sull’esperire determinando, volente o nolente, la secondarietà della spiritualità e della mistica a favore dell’indagine filosofico-teologica. Anche questo determina, in un certo qual modo, uno svelamento.
Non è dunque strano che con il
trionfo del Rinascimento i santuari delle chiese latine perdano due dei tre
veli ancora esistenti al tempo di Innocenzo III. Ora lo sguardo del
fedele può penetrare in ogni dove senza incontrare più ostacoli: egli vuole vedere per capire, per dedurre logicamente!
Nonostante ciò il
santuario rimane ancora un luogo intangibile: il laico non vi può penetrare se
non con un permesso particolare e i vasi sacri non possono normalmente essere toccati dai
laici tant’è vero che, ancora dopo il Concilio di Trento, il sacerdote porta
direttamente sull’altare calice e patena velati mentre si reca a celebrare la
Messa.
Sappiamo che queste ultime disposizioni
sono attualmente venute meno: il santuario di una chiesa cattolica è divenuto
uno spazio aperto, quindi praticabile da tutti, e i vasi sacri sono oramai
toccati dai laici senza alcuno scrupolo (si pensi ai cosiddetti “ministri
straordinari” dell’eucarestia ma anche agli infiniti altri casi riscontrabili
nella pratica).
Il razionalismo teologico attuale ha portato, da parte sua, ad
accantonare ulteriormente il cosiddetto mistero, che pure alimentava
generazioni di credenti, soprattutto nell’alto medioevo. La logica conseguenza
a tutto ciò è stata la desacralizzazione e la cosiddetta “demitizzazione” con
la quale non si è solo decurtato il Vangelo ma si è oscurata la tradizione
pedagogica propria al Cristianesimo. In casi estremi tutto ciò ha portato ad un vero e proprio agnosticismo religioso che ha invaso anche gli ambienti ecclesiali.
Illustrato questo cammino, sono dunque
comprensibili tutte le conseguenze attuali, quelle che vengono prosaicamente
definite “abusi” ma che, in realtà, rispondono perfettamente alla nuova
sensibilità che si è venuta a creare, nonostante esista ancora qualche norma contraria.
Non mi sono dunque meravigliato
quando, entrando nella bella chiesa medioevale di Muggia Vecchia (Ts) ho osservato dei vasi sacri posti su un tavolinetto, all’ingresso della chiesa stessa. L’orario della mia visita era
quello di una messa vespertina ma questo non scusa tale disposizione.
Simbolicamente
tutto ciò impone un capovolgimento di significati: ciò che dovrebbe rimanere
intangibile diviene toccabile e raggiungibile nella sua materialità. Inoltre, il
luogo deputato alla riposizione di questi oggetti particolari non è quello che
dovrebbe essere, il che da l’impressione che essi siano oggetti comuni. A monte di tutto questo, non è difficile capirlo, c’è una
demitizzazione, la negazione del sacro, come se Dio tutto ad un tratto fosse
qualcosa di materialmente toccabile, razionalizzabile. In una parola: consciamente o meno, Dio
diviene qualcosa di puramente creato, il che spiega sufficientemente
l’arianesimo occidentale odierno.
Ma senza scomodare la simbolica
liturgica e la teologia una qualsiasi persona capirebbe che porre le cose così
fuori posto potrebbe indicare qualche problema psicologico: una
casalinga che mette le lenzuola negli armadi della cucina e le stoviglie in
camera da letto non da certo un’impressione molto positiva!
Oltretutto se si
pongono degli oggetti di valore vicino alle porte di una chiesa li si lascia a
disposizione del primo malintenzionato che passa…
Quello che mi preme aver
osservato, con questo scritto, è che anche le cose più originali, che oggi si
possono riscontrare facilmente in una chiesa, non sono poste a caso ma rispondono tutte ad una
logica il cui significato, il più delle volte, affonda le sue origini in atteggiamenti nei quali la fede o è alterata o è inesistente.
Oramai o non si crede più come un
tempo o non si crede affatto.
Interessante riflessione ma che mi fa sorgere un dubbio: se Dio si è rivelato in Gesù Cristo perché nascondere ciò che Lo riguarda? Non è più il Deus absconditus veterotestamentario, ma Dio fatto uomo.
RispondiEliminanikolaus
La sua perplessità, caro Nikolaus, è quella del Cattolicesimo contemporaneo. Tuttavia, senza accorgerci, dietro a questa perplessità nascondiamo un debole concetto di trascendenza. Il Dio incarnato in Gesù Cristo ha mostrato al mondo la sua umanità ma ha nascosto la sua divinità lasciandola trapelare solo in rari momenti della sua vita terrena e dinnanzi a poche persone (Il suo Battesimo, la sua Trasfigurazione, la sua Resurrezione).
RispondiEliminaEra così "Deus abscoditus" che fu messo in croce e morì come uomo. Così "Deus absconditus" che nei primi secoli gli si tributava lo statuto di una semplice creatura adottata da Dio (adozionismo) o semplicemente eletta da Dio (arianesimo).
È ancora così "Deus absconditus" che contemporaneamente di fatto gli si nega la divinità e la si confonde con la sua umanità abbassando il divino nel semplice e solo umano. E questa è storia dei nostri giorni.
Al contrario la Chiesa antica aveva ben presente la distinzione di due piani: quello creato (al quale apparteniamo noi uomini e l'umanità di Cristo) e quello increato (al quale appartiene solo Dio). E per stabilire una efficace paideia (educazione) edificava e arredava le chiese in una determinata maniera, maniera che oggi è venuta meno facendo emergere, guarda caso, un prepotente e inarrestabile arianesimo.
Gentile Nikolaus,
RispondiEliminanon pubblico la sua seconda risposta ma però le rispondo. Il mondo cattolico oggi è al 90 per cento (per essere ottimisti) eretico. Mi scusi, non voglio offendere nessuno tanto meno lei, ma è necessario essere chiari per capire subito come stanno le cose: il concetto di divinità è equivocato ed è ridotto alla creaturalità, la vita spirituale è ridotta alla vita psichica, la liturgia da culto a Dio è sempre più contaminata con elementi puramente antropocentrici dunque fuorvianti, gli ordini religiosi hanno perso il loro slancio originario (pensi a Montecassino dove nel giro di poco tempo un abate è stato allontanato per indegnità e un altro monaco è fuggito per divenire anglicano)...
La situazione si è accentuata in un modo così penoso che prevedo fra non molto un'implosione con conseguente dispersione del gregge ma il Signore è sempre lì per chi lo vuole abbracciare!
Dato questo misero panorama, dove anche il papa ci mette del suo per creare confusione, lei non deve farsi confondere le idee. Davanti al disorientamento dei chierici, si faccia insegnare dai Padri della Chiesa che sono stelle immobili ed eterne, non dai primi e tanto meno da certi gesuiti ...
Dio la guidi!
..la dicotomia tra la visione tradizionale e la nuova teologia di quel padre è enorme. In un momento mi era sembrato che tutto il percorso, faticoso, fatto fin'ora fosse stato inutile (ché tanto tutti si salvano e sforzarsi non serve visto che "è impossibile"....)
EliminaGrazie comunque per la sua risposta, mi terrò ben stretto ai Padri e a ciò che mi è stato insegnato.
nikolaus
Ho provato a sentire qualcosa di quella conferenza che mi aveva segnalato nel commento che non ho pubblicato e l'ho spenta qualche minuto dopo. Quando una persona dice che il Cristianesimo è fatto "per divenire più uomini" (come si sente proprio all'esordio della conferenza stessa) ha già preso la strada sbagliata.
EliminaIl Cristianesimo ha il fine di sposare l'umanità con la divinità (per grazia), dal momento che ogni uomo è chiamato a divenire il Nuovo Adamo, Cristo, uomo e Dio (per natura).
In altre parole e con linguaggio meno dogmatico, l'uomo pur rimanendo con la sua natura umana inizia a vivere nella prospettiva divina, abilitato per grazia a compiere quanto, per natura, non gli sarebbe possibile.
Dunque non si tratta di essere "più uomini" ma "uomini divinizzati" per dirla con una terminologia bizantina ma certamente più eloquente.
"Dio si è fatto uomo perché l'uomo divenisse dio", così si esprimeva sinteticamente sant'Atanasio.
Ma questo percorso di elevazione, che implica una spiritualità e un cambiamento del cuore, è completamente dimenticato (quando non disprezzato od osservato con altera sufficienza) dalla neo-Chiesa e dai neo-preti i quali sono fautori di un neo-umanesimo ariano, dove Cristo diviene al più un modello di persona "più umana".
A parlare propriamente questa è una eresia, solo che l'episcopato oramai è divenuto così amante del quieto vivere e così passivo che non sorveglia più il suo gregge da questi "cinghiali".
È così necessario che il gregge si auto-salvaguardi, informandosi e approfondendo le cose per scoprire da solo a qual punto di decadenza è arrivato il mondo dei cosiddetti "credenti" di oggi...