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venerdì 17 settembre 2021

La trappola per i cattolici tradizionalisti


Ogni uomo, per natura, è nato libero in grado, cioè, di autodeterminarsi nonostante i condizionamenti ai quali è sottoposto. È grazie alla libertà che può riconoscere il vero dal falso. Non si esamina, qui, una verità valida per il soggetto, ossia per i suoi interessi o la sua comodità personale. Si tratta di una Verità valida per tutti, ossia di una Verità rivelata.

Ebbene, nonostante i condizionamenti determinati dalla fragilità della condizione umana, l'uomo è in grado di poter riconoscere tale Verità e di porla al di sopra di tutte come in effetti è.

La Verità rivelata non si presenta come una sorta di “et-et” ma è tranciante con il suo “aut-aut”: non “io e il mondo” ma “io o il mondo”!

È la posizione che, più accesamente, vediamo nel Cristo rivelato dalla letteratura giovannea.

I potenti condizionamenti odierni predicano l'inclusività a tutti i costi, ossia la convivenza di tutte le verità e la negazione di ogni opposizione.

Lo notiamo anche nel linguaggio bergogliano laddove si afferma e si nega, s'include tutto senz'alcun discernimento: Il matrimonio è tra uomo e donna, non si scherza con la verità!; la convivenza legalizzata dallo Stato deve soddisfare gli omosessuali. Questi sono i concetti del “magistero” bergogliano.


In tal modo, in una società inclusiva Bergoglio trova la sua perfetta collocazione e determina il suo insegnamento, allineato con quello di molti altri simili: ognuno si sente sostenuto nella sua piccola ragione ma è totalmente sfuggita la Ragione rivelata che non si basa su concetti individualisti ma su fini salvifici.


Sempre in questa linea Bergoglio difende la Verità evangelica ma proibisce i cristiani di poterla credere come l'unica Verità al punto da rendere inutili le altre: il proselitismo, dice, è una incredibile sciocchezza!


I cattolici, abitati a ragionare nei dettagliatissimi ed egoistici termini del “qui e ora”, non hanno affatto chiarezza del disegno d'insieme, un disegno che determina, de facto, una sorta di agnosticismo pratico dove ognuno è contento del suo particolare e, così, viene reso totalmente inoffensivo dinnanzi all'avanzata del mondialismo, del NWO, che tutto livella.


Non si accorgono che Bergoglio, volendolo o meno, ne è un agente, né che tale avanzata, relativizzandoli, li svuoterà di ogni profonda convinzione.

In altri termini, è ampiamente diffusa nel Cattolicesimo odierno, una cultura del dettaglio alla quale manca totalmente una visione d'insieme. Ciò è determinato da un'ampia incapacità di analizzare oggettivamente il senso degli avvenimenti, soprattutto quelli di carattere religioso.


Così, dinnanzi all'affermazione di Bergoglio “Non si scherza con la verità, il matrimonio è solo tra uomo e donna”, essi ritengono di aver ricevuto il miglior messaggio e non s'inquietano quando, subito dopo, lo stesso personaggio si contraddice. Non sono neppure in grado di capire il motivo profondo per cui lo fa e, di conseguenza, seppur riluttanti, vengono trascinati verso il NWO.


Tutto ciò non è nuovo. Identiche problematiche si aprirono all'indomani del Concilio Vaticano II quando, assieme alle verità da sempre credute, s'inoculavano nel Cattolicesimo concetti che, più o meno, stridevano con le prime.

Allora, come oggi, c'era qualcuno che si limitava ad accontentarsi della sua piccola dettagliata verità tratta dalla Verità di sempre apparentemente non combattuta, ed era totalmente incapace di comprendere l'azione rivoluzionaria che stava compiendosi.

Anche allora, evidentemente, ci si accontentava della “cultura del dettaglio”, della “buona notiziuola” mentre la Chiesa si riempiva di ladri e stava assumendo un'identità totalmente nuova.


Alcuni sterili commenti ai quali spesso si assiste nei blog “tradizionalisti” nascono proprio dalla presenza di cattolici che si sono intrappolati da soli nell'autoconvincimento che è sufficiente solo affermare una piccola verità di sempre, senza opporla alle verità del mondo. È, sostanzialmente, un'impotenza innata o coltivata di ragionare profondamente.


E' una trappola della quale già ieri si era accorto l'arcivescovo Lefebvre e, oggi, mons. Viganò. Attendiamo che il resto del Cattolicesimo inizi a svegliarsi dal suo drammatico torpore e dall'ignoranza della comodissima “cultura del dettaglio”.

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